Nudo Femminile con Braccia Alzate – Edoardo Del Neri – Anni Venti del Novecento

Nudo Femminile con Braccia Alzate – Edoardo Del Neri – Anni Venti del Novecento

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Nudo Femminile con Braccia Alzate – Edoardo Del Neri – Anni Venti del Novecento Carboncino su velina  cm 22 x 14,7  1920 ca.

 

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Carboncino su velina  cm 22 x 14,7  1920 ca, iscrizioni END

Opera Pubblicata in “L’Essenza del Nudo nell’Opera di Edoardo Del Neri” a cura di Giulio Tavian. Leg Antiqua Ossola n° 2

DEL NERI, Edoardo. – Figlio di Clemente Delneri (il cognome fu cambiato dai figli in Del Neri nel 1915) e Caterina Paulin, nacque a Gorizia il 18 marzo 1890.

Apparteneva ad una famiglia di pittori decoratori. Del nonno Giuseppe Delneri (1830-1880) si conoscono alcune piccole tele di proprietà dei Musei provinciali di Gorizia. Del padre Clemente (1865-1943) rimangono nuinerose pale d’altare e decorazioni pittoriche nelle chiese e cappelle dei paesi dell’Isontino (oggi in parte in Iugoslavia).

Certamente il padre fu il primo maestro del D., che dimostrò precocemente notevoli capacità, come testimonia una Natura morta all’acquerello del 1904 (propr. eredi di Clemente Del Neri, Gorizia). Clemente non si discostava dai modi ormai stereotipati della pittura chiesastica ottocentesca, di lontana derivazione nazarena, ma poté dotare il figlio di una buona preparazione tecnica, prima di avviarlo agli studi accademici.

Nel 1908 il D. si iscrisse all’Akademie der bildenden Künste di Vienna, dove frequentò i quattro anni del corso regolare ed un anno del corso speciale di arti grafiche, retto dal professor F. Schmutzer. La Galleria nazionale d’arte moderna di Roma possiede diverse incisioni del D., tra cui l’acquaforte Studio di testa, del 1913, saggio finale del corso di specializzazione, opera di notevole qualità.

Terminati gli studi a Vienna, il D. si recò a Monaco di Baviera nel 1913, ma vi rimase per breve tempo, perché, a causa di una banale caduta, fu costretto a rientrare a Gorizia. Compì un lungo viaggio di studio, visitando numerose città italiane e alla fine si stabilì a Roma, dove visse dal 1914 alla morte.

A parte l’episodio isolato del 1904, l’attività del D. si può seguire dal 1909. Le opere giovanili, eseguite nella sua città natale, durante le vacanze estive, sono per lo più ritratti dei membri della famiglia o di tipi caratteristici, e paesaggi dei dintorni di Gorizia.

Fin da queste prime prove è evidente la complessità della formazione viennese dell’artista. Nei ritratti è indubbia la derivazione dalla corrente realistica tedesca. “Nella pennellata breve e densa di colore e nei sapienti guizzi di luce è da riconoscere l’innegabile adeguamento ai modi dell’impressionismo tedesco, conformemente in particolare all’insegnamento di Max Liebermann” (Malni Pascoletti, 1977). 1 paesaggi, numerosi a partire dal 1910, risentono del gusto tardoromantico di A. Böcklin attraverso la mediazione di F. von Stuck.

La pittura giovanile del D. sembra indifferente alle novità dell’ambiente secessionista, non conosce le arditezze di un Klimt o del coetaneo Schiele, allievo presso l’accademia di Vienna dal 1905 al 1909. Qualche accenno invece si trova nella grafica, e qualche innegabile debito nei confronti della Secessione e di Klimt è ravvisabile nell’attività più specificatamente decorativa (bozzetti per affiches, disegni per stoffe, carte da parati, ecc.).

Nella grafica il D. amò cimentarsi fin dai primi anni nelle varie tecniche (acquaforte, acquatinta, mezzotinto o maniera nera, xilografia, litografia), anche se dimostrò ben presto una predilezione per la xilografia e l’acquaforte.

Preferiva quest’ultima per i Paesaggi minuziosamente descritti; all’acquaforte incise anche numerosi ritratti, piuttosto tradizionali e ammirevoli per l’esecuzione accuratissima. La xilografia invece gli offriva la possibilità di sperimentare qualcosa di più “moderno” e sintetico, come nel Ritratto di musicista (1912-1914; Roma, Gabinetto nazionale delle stampe), o di più decisamente liberty, come negli ex libris e nelle illustrazioni per i volumetti di versi di Biagio Marin (Fiuri de tapo, Gorizia 1912).

Anche durante il periodo romano il D. affiancò sempre alla produzione pittorica quella grafica, in cui non si nota una sostanziale evoluzione, salvo forse nelle xilografie che giocano più scopertamente sui piacevoli effetti del contrasto bianco-nero, con evidenti intenti decorativi: si vedano ad esempio AScanno e Donna di Terracina (1918-1920; entrambe presso la Gall. d’arte moderna di Roma).

Nelle opere ad olio invece l’impatto con l’ambiente romano lasciò tracce molto più perspicue. Sempre attratto dalle figure di genere, rimase affascinato dai soggetti folcloristici della Campagna romana e ritrasse pastori, contadini e donne nei caratteristici costumi, facendosi notare alla mostra delle Secessione romana del 1916 con una interessante Tosatura delle pecore. Dal punto di vista stilistico il tracciato evolutivo non è senza ripensamenti e sortite in varie direzioni: da opere decisamente espressionistiche come il Don Chisciotte su ceramica (1915, Gorizia, presso gli eredi di Clemente Delneri), il potente Ritratto di vecchia a matita (1917, Gorizia, Pinacoteca dei Musei provinciali), la serie di piccoli Ritratti virili (1918, Gorizia, presso gli eredi di Clemente Delneri), ad altre che si potrebbero definire addirittura naif, come Donne di Scanno (1917, Roma, propr. Gino Del Neri) e Festa a Pofi (1917, Roma, Gall. naz. d’arte moderna). L’elemento comune che sembra caratterizzare tutti i suoi dipinti degli anni dal 1916 al 1920 è la gioia sensuale del colore.

Intorno al 1922 invece si avvertono i primi segni di un’adesione alla corrente del “Novecento italiano”, destinati a farsi via via più espliciti, specialmente nella semplificazione dei volumi e nello smorzarsi delle tinte, anche se il D. non rinnegò mai completamente la sua prima formazione mitteleuropea.

Pittore già da anni largamente affermato, anche per la sua costante presenza nelle mostre romane e nazionali più importanti, giunse al momento culminante della sua carriera nel 1925, anno di intensissima attività e di notevoli riconoscimenti.

Vinse il terzo premio al concorso nazionale per la decorazione di scialli delle Seterie Piatti di Como e arrivò primo al concorso nazionale per il francobollo commemorativo dei VII centenario francescano (1926). Inoltre gli fu commissionata dal governo la decorazione di due sale del padiglione italiano all’Esposizione internazionale delle arti decorative e industriali di Parigi (la decorazione comprendeva anche l’arredamento, i pavimenti, le vetrate, i lampadari). Nel 1925 andò in Tripolitania su incarico del conte G. Volpi di Misurata. Dall’Africa ritornò con innumerevoli disegni e schizzi, per lo più di tipi caratteristici, come beduini e berberi, avviluppati in ampi mantelli e barracani: figure massicce, compatte e vigorose, quasi scolpite nella pietra. Molti anche i disegni di paesaggi, che vennero in seguito rielaborati in una serie di grandi tele ad olio, dai ritmi solenni, ma dai colori spenti e quasi terrosi, secondo una tendenza che si andò accentuando nel corso degli anni Venti.

Un aspetto molto importante dell’attività del D. fu il suo assiduo impegno nel campo della decorazione e delle arti applicate, di cui poco o nulla però rimane. Ricordiamo ad esempio, oltre a quello francescano, i due – interessanti bozzetti adottati nel 1925 dal ministero dell’Aeronautica per i francobolli della posta aerea (rispettivamente, 25 centesimi e 5 lire). Grande sperimentatore e curioso delle varie tecniche, nel 1928 il D. fornì anche i disegni per le tarsie lignee della sala del Consiglio della Casa del mutilato di Roma (i disegni sono andati perduti, mentre resta la decorazione lignea con intarsi anche in madreperla ed avorio in cui a soggetti bellici si alternano calici con ostia). Il D. illustrò inoltre numerosi volumi e fu attivo anche nel campo del cartellonismo, vincendo tra l’altro il primo premio al concorso per il cartellone de IlGiornale d’oggi di Torino nel 1919 e il secondo premio al concorso per il cartellone réclame de IlMessaggero di Roma nel 1921 (un elenco dettagliato dei volumi illustrati, dei concorsi e delle esposizioni si trova in Malni Pascoletti, 1977, pp. 121-127).

Sia nel campo della decorazione, sia in quelli della grafica e della pittura le ultime opere del D. mostrano un curioso e tardivo accostamento ai modi futuristi. tra gli esempi da ricordare il Circolo della stampa estera di Roma del 1929, allora situato in via Montecatini, dove il D. si occupò dell’arredamento e della decorazione dei diversi ambienti, fatta eccezione per i fregi della sala da pranzo eseguiti dall’ungherese S. Talbor (per i bozzetti delle pitture murali con Vedute di Roma antica del salone dei ricevimenti, cfr. Malni Pascoletti, 1977, p. 98 n. 153); la decorazione e l’arredamento del Circolo degli aviatori di Gorizia (1930; per i bozzetti, cfr. Maini Pascoletti, 1977, p. 98 nn. 154 s.); il disegno Maternità, presentato nel 1932 alla XVII Biennale di Venezia (catal., p. 149), ove però gli accenni al futurismo si mescolano a reminiscenze cubiste; e infine il pannello con Danae e Giove per il palazzo delle Poste di Gorizia, rimasto incompiuto e portato a termine da un pittore romano conosciuto solo come Rosso.

Morì improvvisamente a Roma il 21 apr. 1932, quando era ancora nel pieno della sua attività. Negli anni che seguirono fu ricordato quasi esclusivamente come acquafortista, mentre è in atto una revisione critica di tutta la sua produzione.

Fonti e Bibl.: IEsposizione provinciale istriana (catal.), Capodistria 1910, p. 168; A. Morassi, Le xilografie e le acqueforti di E. D., in IlCorriere friulano, 18 apr. 1914; XIEsposiz. internaz…. di Venezia (catal.), Venezia 1914, pp. 55, 105; I Scaturro, Artisti contemporanei: E. D., in Emporium, XLVII (1918), 278, pp. 59-69; A. Morassi, Silografie di E. D., in IlMessaggero, 30 genn. 1920; P. Scarpa, Alla prima Biennale romana, ibid., 19 apr. 1921; A. Lancellotti, Gli illustratori e la rilegatura nella Fiera internazionale del libro, in Il Momento, 23 ag. 1922; G. Delogu, Agli Amatori e Cultori“, in Il Piccolo, 25-26 apr. 1923; P. Scarpa, E.D., in IlMeridiano, 14 apr. 1924; XIV Esposiz. internaz…, di Venezia (catal.), Venezia 1924, p. 32; L’arte della xilografia in Italia, in Il Messaggero, 21 dic. 1924; C. Carrà, Concorso nazionale per gli scialli di seta, in L’Ambrosiano, 31 genn. 1925; Ilpadiglione italiano alla mostra parigina di arte decorativa, in IlCorriere della sera, 8 maggio 1925; P. Scarpa, Il francobollo francescano, in IlMessaggero, 5 giugno 1925; Id. Amatori e cultori, ibid., 2 apr. 1926; Ifrancobolli per la posta aerea, in Il Popolod’Italia, 2 maggio 1926; A. Ricci, Pittori goriziani contemporaneiE. D., in Squille isontine, maggio 1926, 5, pp. 96 s.; F. Ciarlantini, Inganni e nostalgie d’Africa in IlPopolo d’Italia, 23 giugno 1926; F. Geraci: Gli arabi del pittore triestino D., in IlPiccolo della sera, 11 nov. 1926; C. Ratta, Gli adornatori del libro in Italia, Bologna 1926-27, III, figg. 20 s.; A. Morassi, Le opere recenti di E. D., in La Panarie, IV (1927), 19, pp. 31-36; P. Scarpa, La mostra degli xilografi, in IlMessaggero, 16 marzo 1927; Ilpremio Stanga dell’Accademia di Brera, in IlMeridiano, 28 sett. 1927; R. Biordi, Arte decorativa del libro in Italia, ibid., 14 nov. 1927; V. Pica-A. Massa, Atlante dell’incisione moderna, Firenze 1928, ill. a p. 58; M. Biancale, La Casa madre dei mutilati, in IlPopolo d’Italia, 4 nov. 1928; IlCircolo della stampa estera ha aperto le sue sale, in L’Impero, 8 giugno 1929; IlCircolo della stampa estera, in L’Illustrazione italiana, 30 giugno 1929, p. 1076; A. M. Comanducci, Pittori italiani dell’Ottocento, Milano 1935, p. 192; R. M. Cossar, Storia dell’arte e dell’artigianato in Gorizia, Pordenone 1948, pp.438, 441; Catal. ill. d. Mostra d’arte moderna, Gorizia 1948, p. 27, ill. 11; A. Morassi, Gorizia nella storia dell’arte, in Gorizia viva, Gorizia 1973, pp.nn.; M. Maini Pascoletti, Mostra antologica del pittore E.D., (introd. di G. Bradaschia), Gorizia 1977; L. Damiani, Arte del Novecento in Friuli, I, Il Liberty e gli anni Venti, Udine 1978, pp. 252-256; M. Malni Pascoletti, L’itinerario artistico di E.D., in Iniziativa isontina, XX (1978), 69, pp. 58-60; F. Monai, Artisti degli anni Venti a Gorizia nel clima della cultura mitteleuropea, in Studi goriziani, I (1979), pp. 55- 59; M. Malni Pascoletti, Esperienze di grafica pubblicitaria a Gorizia, App. al catal. d. mostra 150 manifesti del FriuliVenezia GiuliaVita e costume di una regione, 18951940, Gorizia 1982, nn. 156-161; M. Masau Dan, L’incisione nelle Venezie tra Ottocento e Novecento, in Incisori del Novecento nelle Venezie tra avanguardia e tradizione (catal.), Venezia 1983, pp. 13, 36 s.; L. Servolini, Dizionario illustrato degli incisori italiani, Milano 1955, pp. 270 s.; V. Rossitti, Dizionario degli incisori friulani, Udine 1981, p. 29.

Crf. di Maddalena Malni Pascoletti – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 38 (1990)  Cfr Leg Antiqua Ossola n° 26

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